Morire per la libertà di stampa in Medio Oriente.

Jamal Khashoggi, tante altre, tanti altri, spesso sconosciute/i “Il mondo è entrato in una nuova era di post-verità, propaganda e repressione delle libertà”, sostiene il Rapporto 2017 sulla libertà di stampa pubblicato da Report Senza Frontiere (RSF).

Il World Press Freedom Index ha infatti mostrato che la condizione della libertà di stampa in tutto il mondo, specialmente in Medio Oriente, è peggiorata notevolmente negli ultimi 12 mesi. “La libertà dei media è diminuita ovunque, il modello autoritario ha trionfato.”

Riportiamo una sintesi dell’ultimo articolo del giornalista, scritto poco prima della sua scomparsa e pubblicato da The Washington Post. (a cura di Arab Press). Secondo il rapporto “Freedom in the World”, nel 2018 solo un Paese del mondo arabo è stato dichiarato libero: la Tunisia.

Giordania, Marocco e Kuwait sono stati dichiarati parzialmente liberi. Il resto dei Paesi arabi sono classificati come “non liberi”. Ciò significa che gli arabi, non per colpa loro, non sono informati o sono male informati, e non possono analizzare e discutere liberamente dei loro problemi quotidiani. La narrazione voluta dallo Stato domina l’opinione pubblica e la maggior parte della popolazione è vittima di questa falsa narrativa.

Il mondo arabo era pieno di speranza durante la primavera del 2011. Giornalisti, accademici e la popolazione in generale erano pieni di aspettative per una società araba libera, emancipata dall’oppressione dei governi e dalla censura. La situazione però è rapidamente tornata uguale a come era prima e spesso è peggiorata. I governi hanno quindi iniziato a censurare i media, arrestando i giornalisti.  Il mio caro amico, l’editorialista saudita Saleh al-Shehi, per esempio, sta scontando una condanna ingiustificata di cinque anni per presunti commenti contrari all’istituzione saudita. Il sequestro da parte del governo egiziano dell’intera tiratura di un giornale, al-Masry al Youm, non ha fatto arrabbiare né provocato una reazione da parte dei colleghi.

Di conseguenza, i governi arabi hanno avuto libero corso per continuare a colpire i media a un ritmo crescente. C’è stato un tempo in cui i giornalisti ritenevano che Internet avrebbe liberato informazioni dalla censura e dal controllo associato ai supporti di stampa. Ma questi governi, la cui esistenza stessa si basa sul controllo delle informazioni, hanno bloccato aggressivamente Internet.

Il mondo arabo ha bisogno di una versione moderna dei vecchi media transnazionali in modo che i cittadini possano essere informati sugli eventi globali. Ancora più importante, dobbiamo fornire una piattaforma per voci arabe. Soffriamo di povertà, cattiva gestione e scarsa istruzione. Attraverso la creazione di un forum internazionale indipendente, isolato dall’influenza dei governi nazionalisti che diffondono odio attraverso la propaganda, la gente comune nel mondo arabo sarebbe in grado di affrontare i problemi strutturali che le loro società affrontano.

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MEDITERRANEA  newsletter UDI Catania 19 ottobre 2018 a cura carlapecis@tiscali.it