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Quella di Orlando è una delle stragi più sanguinose per la comunità LGBT* dal dopoguerra ad oggi. A Roma ieri c’è stata una fiaccolata in memoria delle vittime . La comunità gay romana ha risposto così al massacro compiuto in Florida  da un ragazzo di 29 anni  che ha ammazzato 50 persone e ne ha ferite altrettante nel all’interno del club di Orlando. All’iniziativa del Gay Center romano ci sarà anche un presidio dell’Arcigay nazionale per dire basta all’omofobia e all’odio. Il logo del Gay Center è listato a lutto. Fabrizio Marrazzo ha dichiarato ha chiamato: «Abbiamo listato a lutto il logo della nostra associazione sulla pagina web per solidarietà. Nei prossimi giorni cercheremo di incontrare l’ambasciatore americano a Roma per portargli la panerai 065 replica nostra solidarietà». Ha ricordato come «l’associazione poche settimane fa è stata vittima di un attacco da parte di Forza Nuova e molte persone lesbiche e gay continuano a subire continue aggressioni. Sabato due ragazze, qualche ora prima del Roma Pride, sono state assalite per strada e nessuno le ha aiutate. Un ragazzo di 21 anni il giorno prima è stato picchiato al viso. Purtroppo la paura è tanta ed è per questo che le vittime, il più delle volte non denunciano. Pertanto diventa fondamentale che in Italia ci sia una legge contro le discriminazioni». Dopo Roma, sono previste  iniziative in altre città. Anche l’Arcigay ha espresso «vicinanza alla comunità lgbt colpita dall’attacco ad Orlando e ai familiari delle vittime e denunciamo l’omofobia.

Altre iniziative sono previste anche a Milano e a Napoli.

Che si sia trattato di attacco terroristico o di crimine d’odio – ha detto Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – la comunità lgbt diventa bersaglio di entrambi i fenomeni. Viene colpita in quanto destinataria di un odio particolare o perché rappresentativa dell’esercizio della libertà, in un luogo di divertimento. In questo senso, e in entrambi i casi, si colpisce al cuore una comunità che ha fatto della visibilità e del contrasto alla paura una battaglia quotidiana».

Di omofobia si continua a morire, lo diceva l’ARCI poco tempo fa di fronte all’ennesima giovanissima vittima e lo ripete oggi, dopo la violenza di Orlando. “La diversità, in qualsiasi forma si manifesti -continua il comunicato  dell’ARCI-  è ancora per troppi, in tutto il mondo, un espressione di libertà da combattere con ogni mezzo.  L’odio  dilaga sui social e si rispecchia in un dibattito pubblico farcito di offese volgari e denigratorie nei confronti di chi esprime un diverso orientamento sessuale, alimentando un clima diffuso di intolleranza e razzismo, di ostilità e disprezzo, che ha precise responsabilità. Da parte nostra, continueremo a batterci con ancora più determinazione contro violenze e discriminazioni, perché  a tutte e tutti vengano garantiti uguali diritti. Ed è questo messaggio, Stop Omofobia, che porteremo ai Pride che ancora si terranno, dopo quelli partecipatissimi di Napoli e Roma, in tante città. Cammineremo a fianco del movimento perché i Pride siano il momento simbolico in cui il mondo intero si stinge intorno alla comunità LBGTQI.  Perché non ci sia un’altra Orlando, perché il diritto a vivere liberamente la propria vita sia finalmente riconosciuto a tutte e a tutti.

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*LGBT è una sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender[1]. In uso fin dagli anni novanta, il termine è un adattamento dell’acronimo LGB, che aveva iniziato a sostituire il termine gay per indicare la comunità LGBT dalla fine degli anni ottanta,[2], in quanto molti trovavano che il termine comunità gay non rappresentasse accuratamente tutti coloro a cui il termine si riferiva.[3] L’acronimo è diventato un’auto-designazione convenzionale ed è stato adottato dalla maggior parte di centri sociali e media basati su sessualità e identità di genere.[4]

L’acronimo LGBT ha come scopo di enfatizzare la diversità delle culture basate su sessualità e identità di genere e a volte è utilizzato per riferirsi a chiunque sia non-eterosessuale e non-cisgender invece di persone che sono esclusivamente lesbiche, gay, bisessuali o transgender.[3][5] Per riconoscere questa inclusione, una popolare variante aggiunge la lettera Q per chi si identifica come queer o sta interrogando la propria identità come LGBTQ, registrata fin dal 1996.[6] Alcune persone intersessuali che vogliono essere incluse in gruppi LGBT suggeriscono un acronimo esteso LGBTI[7][8]. Alcune persone combinano i due acronimi e usano il termine LGBTQI.[9]