ampliare Cittadinanza, identità, cultura: queste le tre parole chiave scelte nel presente volume per raccontare come gli studi di genere applicati alla teoria politica abbiano consentito nell’ultimo secolo un ampliamento dello sguardo a vantaggio di una più inclusiva e ospitale configurazione dello spazio pubblico liberal-democratico e degli attori che lo abitano. Dopo aver delineato l’orizzonte teorico in cui viene a maturazione il concetto di genere come categoria analitica della ricerca sociale, l’autrice prende in esame il concetto di cittadinanza, in riferimento specifico alla Costituzione italiana e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Lo sguardo si sposta quindi sulla dimensione individuale dell’identità, che tuttavia non può essere disgiunta dalla natura relazionale degli esseri umani. Anna Loretoni ricostruisce così la centralità della nozione di dipendenza e bisogno quale tratto essenziale dell’esperienza degli individui nel mondo, anche grazie all’assunzione della rilevanza del lavoro di cura. Nell’ultima parte di questo affascinante viaggio attraverso la teoria di genere e il suo impatto sulle categorie della politica, l’autrice si confronta con una nuova nozione di multiculturalismo capace di superare un universalismo fondato sul consensus omnium gentium, per una definizione più sensibile alle specificità dei contesti. L’analisi teorica trova qui un fondamento molto concreto nel reale, grazie ad alcuni specifici esempi di conflitto culturale, quali la maternità surrogata o l’ostensione dei simboli religiosi, di cui sono esaminate le dinamiche di concertazione e di soluzione. Un libro intenso che, grazie all’inclusione del prisma di genere, riesce con forza a proporre una nuova concezione di democrazia intesa non come mera forma di governo, ma come pratica pubblica, bisognosa di una ricca cultura dell’individualità, capace di disertare le strade del conformismo e della mimesi dei modelli dominanti.
  Su qusto volume la Fondazione NILDE IOTTI  propone un incontro mercoledì 15 giugno 2016 alle ore 16 e 30 nella Sala del Refettorio a Palazzo Macuto alla Camera dei Deputati in via del Seminario 73 Roma

Per meglio approfondire il tema vi proponiamo una recensione del libro uscita sulle pagine di Firenze del quotidiano La Repubblica di Manuela Zadro

Emanuela Zadro

Manuela Zadro ha scritto  che bisognerebbe avere uno sguardo innocente e leggero, o al contrario un fornitissimo bagaglio teorico, per riuscire a destrutturare pezzo su pezzo quella cultura patriarcale che generazioni di femministe hanno tentato di cambiare. Oppure averli tutti e due, come ha avuto Anna Loretoni, docente di Filosofia politica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nel suo ultimo libro “Ampliare lo sguardo. Genere e teoria politica”, Donzelli editore. Loretoni, partendo dal patrimonio di studi che hanno portato alla nascita del concetto di genere, offre una nuova visione della realtà sociale che, grazie appunto al suo “ampliare lo sguardo”, assume una dimensione di innocenza e giustizia, se paragonata alla attuale e discriminante cultura patriarcale. Poi Zadro si chiede: cosa significa ampliare lo sguardo? Loretoni ci mostra come gli studi di genere possono cambiare la prospettiva. È come osservare il mondo attraverso un prisma che destruttura le vecchie categorie del maschile e femminile e poi ricompone in diverse sfaccettature le persone, le società, le teorie. E grazie a questa nuova prospettiva esse non appaiono più come prima, anzi assumono pesi e significati diversi, mostrano tracce nascoste, rapporti di forza inediti, differenze. È un “ampliare lo sguardo” che, una volta adottato, non resta confinato al binomio “maschile e femminile” ma si estende a tutto: agli individui, alla cittadinanza, alla giustizia, alla disabilità, alla politica, e poi esce dai confini delle nazionalità per abbracciare la globalità del mondo. In una parola, rilegge tutta la modernità. Il genere applicato alla politica, ad esempio, porta a valutare il concetto di cittadinanza delle donne che, incapsulate in una dimensione familista del privato così poco pubblicamente riconosciuta, sono state penalizzate nel loro ruolo pubblico di cittadine. Ancora, il genere considera le fragilità e gli stati di bisogno come insiti nel concetto di individualismo, e che quindi appartengono a tutti, non solo alle persone con disabilità, e così facendo rivaluta l’azione della cura. E ancora, la riflessione di genere sposta l’attenzione dalla relazione tra le culture a quella, ben più complessa, tra le differenze all’interno di una stessa cultura: in questo modo ad esempio l’Europa viene vista come una periferia e non come un centro sovrano caratterizzato da una omogeneità culturale: «Solo così lo spazio europeo può diventare antirazzista, includente e multiculturale», scrive la studiosa. È uno sguardo, quello teorizzato da Loretoni, che fa giustizia delle tante esclusioni operate dalla cultura dominante, e che lei stessa definisce per questo «rivoluzionario». Il percorso che compie, oltre che filosofico, è un percorso umano di valorizzazione dell’inclusione, dell’allargamento, della diversità, della giustizia. La riflessione di genere diventa uno strumento di giustizia sociale, un tentativo di «formulare configurazioni più giuste di ordini sociali». E lo affida alle donne: «Nel fatto che le donne comincino a guardare il mondo dal loro punto di vista è compresa un’intrinseca promessa di trasformazione della realtà, un’ipotesi di cambiamento possibile ».

Anna Loretoni
Anna Loretoni

Anna Loretoni è docente di Filosofia politica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove coordina il perfezionamento in «Politics, Human Rights and Sustainability». Ha pubblicato, tra l’altro, Pace e Progresso in Kant (Esi, 1996) e Teorie della pace. Teorie della guerra (Ets, 2005). È autrice di vari saggi in italiano, inglese e tedesco e ha curato Interviste sull’Europa. Integrazione e identità nella globalizzazione (Carocci, 2002) e Questioning Universalism. Western and New Confucianist Conceptions (con A. Pirni e J. Pauchard, Ets, 2013).