La violenza contro le donne nei social

Eccoci qui, a scrivere, ancora una volta, di ciò che non cambia… :  a “celebrare”, insomma, una giornata che, in una  società civile, non dovrebbe più avere significato. Purtroppo, il significato ce l’ha ancora, perché il rosario delle violenze continua a essere sgranato  quotidianamente, e in mille modalità.

Si parla tanto di violenza fisica, perché è quella visibile, quella più evidente. Più difficile, invece, è decodificare l’altro tipo di violenza, quella delle parole, delle allusioni pesanti, dirette alle donne, ancora oggi considerate banali oggetti sessuali, e non soggettività pensanti.

Questo, è un fenomeno sottovalutato, perché, in qualche modo, risulta “normalizzato” dal sopravvivere di una tradizione, “ciliciatamente” declinata al femminile, per la quale le donne devono sempre “evitare”, devono sempre sopportare qualsiasi cosa ci sia da sopportare, soprattutto se non volano schiaffi, pugni o calci …. : e che vuoi che sia… !

Se, invece,  le donne si ribellano comunque,  di loro si dice che mancano del  senso della realtà (!?), che hanno problemi, che hanno un brutto carattere. Insomma,  il verdetto – intenzionalmente segregante – è immediatamente lì, subito pronto all’uso, e all’abuso.

E’ destino … : se gli uomini dimostrano solidità di temperamento, di loro si dice  “hanno carattere”; in analoga situazione, delle donne  si dice, senza tanti complimenti, “hanno un brutto carattere”. Insomma,  “non bisogna mai disturbare il manovratore…”, scrive ironicamente  Gloria Steinem ….

Del resto,  la buonanima(si fa per dire) di Rousseau, “democratico” con mirata … parsimonia di genere…, sosteneva che “la donna è fatta per sottomettersi all’uomo e per sopportare le ingiustizie”.  Le donne ridono, ovviamente, e a crepapelle. Ma,  in una società sempre più funzionale allo strapotere maschile, ciò, da più parti, continua a essere considerato valore, col rischio di cancellare dalla memoria collettiva decenni di lotte femministe e femminili.

Quella psicologica, è una violenza sottile, passa quasi inosservata :  i suoi percorsi sono carsici, occupano i più intricati meandri delle menti buie, e diventano visibili quando, a mo’ di geyser, sprizzano misoginia dove capita…  L’origine di ciò è radicale, frutto di  un mal sopito sessismo che inquina  menti le cui “dinamiche” (?)  risultano essere banali, involute, ingrippate. Forse, anche  “ignare” di ciò che pensano.

Ormai è ampiamente chiaro: il problema è innanzitutto culturale, ed è determinato dal sopravvivere di pregiudizi ancora tristemente radicati in certo immaginario maschile : l’ignoranza, e la sua sorella gemella, la rozzezza mentale, ne sono causa.  Ci sono, certo, altre problematiche, ben indagate dalla psicanalisi, ma il discorso diventerebbe – qui – troppo lungo, e quindi, rimaniamo a bocce ferme nell’analisi psicanalitica.

Derive sessiste sono presenti anche sui social, dove capita di assistere a  deprimenti siparietti antifemminili allestiti da uomini “banali” (Hannah Arendt), i quali, facendo sponda l’uno con l’altro come se avessero sempre a che fare con un pallone, scadono nel cameratismo da bettola. Così, dalla banalità dell’essere, all’esplosione del ridicolo, il passo è rapido. Si assiste a esondazioni di superficialità, evidenti sintomo di inadeguatezza al civile rapporto interpersonale, con cui, paradossalmente, gli “afflitti” cercano di identificarsi con una sorta di  “ guardiano der pretorio … co ddu metri de torace “, tanto per ricordare lo spot dei fratelli Gavioli (che, però, era simpatico).

 Il trend avanza pericolosamente, e  dalle pillonate, alle langonate, passando per le adinolfate, è tutto un inno alla sottomissione femminile:  “La donna sottomessa è fondamento della famiglia” (Adinolfi);  “E meglio che le donne crescano figli, invece di studiare (Langone).

In Gran Bretagna, i conservatori (!)  non sono da meno : “più istruzione superiore femminile significa meno famiglie e meno figli“ (così parlò il ministro David Willets).

Attardandoci ancora un attimo nel …“reparto  maternità”, constatiamo che un preciso avvertimento pro-nascite e pro-dominio maschile lo aveva lanciato anche Molière : “Non sta bene, e per più ragioni, che una donna studi e sappia tante cose “. Come si sa, Molière scriveva soprattutto commedie.

Parafrasando Goethe :  dallo  Harz  all’Ellade  tutti  fratelli…  Questo, nello spazio.

E nel tempo …. ?      

Ecco, proviamo ad andare indietro nel tempo, per capire  dove si radichi, e alligni, la mala pianta  del sessismo. Andiamo in terra clericale, magari lì troviamo un po’ … di carità cristiana. . .

Illusione. Così scrive San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi: “La donna deve portare sul capo il segno della sua dipendenza. Le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare… è sconveniente per una donna parlare in assemblea». Si ispireranno a San Paolo, coloro che insolentiscono le donne, in qualsiasi dimensione pubblica esse si trovino, magari pensando con  San Giovanni Crisostomo (!),  che “ le donne servono soprattutto a soddisfare la libidine degli uomini.”  ? Sic ! E che dire del beato Cherubino da Spoleto, che nelle sue ‘Regole della vita matrimoniale scrive “La cosa ch’è tenuto lo marito dare alla moglie, si chiama correzione, reprensione, castigamento, occorre punizione, percussione, o vero battitura e flagellamento: la donna è fragile e difettosa”. ???? La situazione non migliora, anzi!, se proviamo a interrogare il santo-filosofo Tommaso… : “La donna  trascina in basso l’anima dell’uomo”.  Insomma, cerchiamo grazia, e troviamo giustizia. A quante analisi, e revisioni, dovrebbe procedere una Chiesa veramente progressista… !

Se torniamo a tempi più vicini a noi (così non facciamo “archeologia culturale”, come qualcuno potrebbe pensare…, erroneamente) , e guardiamo alle alte sfere della politica europea, ecco quanto ha riferito, soltanto qualche anno fa, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg :  “Durante le mie visite nei vari paesi europei spesso discuto di questa problematica coi più influenti politici, la maggior parte dei quali sono uomini: alcuni di loro ne afferrano l’importanza, ma altri mostrano un’avvilente compiacenza … e non solo respingono il discorso, ma fanno anche battute triviali “.

Ecco. Il gusto della battutina fuori luogo, della pacca sulla spalla tra compari di merende che fanno comunella sessista … : tutto questo è difficile da cancellare. E rimane zoccolo duro anche per chi dovrebbe affrontare il problema in termini politici. Come ha osservato Stefano Ciccone, se la politica riguarda anche “il come”  si garantisca  la libertà  tra le persone, allora la riflessione sulla violenza antifemminile  a qualsiasi livello essa si manifesti, diventa (dovrebbe diventare) parte integrante dell’ambito politico.

Araba fenice.

Un dato è certo : l’eliminazione del sessismo, e il relativo progresso mentale degli uomini “bisognosi”, stenta a concretizzarsi. E i social, come scrive Cameron Marlowe, sono diventati cartina al tornasole di ciò.

Sicuramente, ci sono uomini – non tutti, per fortuna – che dovrebbero riflettere su ciò che ha detto Isaac Asimov a proposito di qualsiasi forma di violenza esercitata contro le donne : “è l’ultimo rifugio degli incapaci” .

Zina Crocè

ZINA CROCE’ Il suo nome figura  nel selettivo catalogo della Deutsche Nationalbibliotek, la più grande e prestigiosa biblioteca tedesca, – centro coordinatore dell’interno sistema bibliotecario nazionale – tra le più moderne al mondo per i sistemi automatici di funzionamento e di collegamento : un poderoso centro di cultura che raccoglie tutte le pubblicazioni edite in Germania e tutte quelle in lingua tedesca pubblicate all’estero, 27.000.000 volumi circa.

Dunque, per Crocè un nuovo prestigioso traguardo dopo l’inserimento, nel 2006, del suo “Codice di Autoregolamentazione per l’impatto di genere nei Media” nel Libro Bianco – curato per la parte italiana dal Censis – “Women and Media in Europe”, ed apprezzato dall’allora Commissione Pari Opportunità della Fnsi, e dopo aver ricevuto, lo scorso anno, il Premio internazionale per la Saggistica “Lago Gerundo” su verdetto della giuria presieduta dall’insigne saggista Cesare Milanese. E’ impegnata come saggista fin dagli anni ’80 ed ha fatto parte del Comitato di redazione della rivista milanese “Malvagia” assieme allo scrittore Carlo Cassola. Si è occupata di letteratura, psicanalisi, teatro, storia, arte e antropologia, ricevendo numerose recensioni, nonché la Targa “Gelsomino d’argento per la saggistica” per un suo saggio su Joan Mirò pubblicato nell’81 da “Nuove Prospettive culturali”.

La sua produzione saggistica  spazia dai temi della letteratura a quelli del teatro e della filosofia, interessando anche argomenti di storia e didattica. Ve n’è ampia documentazione sui più noti siti librari del BelPaese, da Feltrinelli a Mondadori, nonché su vetrine di rilevanza internazionale: dalla finlandese Booky, alle tedesche Booklooker e Bokus; dalle inglesi Book Depository e WorldCat alla francese Amazon.fr., fino al sito svedese Boker.
Produzioni letterarie che si sono meritate recensioni, anche a livello europeo, come avvenuto per la raccolta di saggi dal titolo “Eros Thanatos nella drammaturgia di Rocco Familiari”, presentata a Roma nel 2013 dalla Casa madre della Società Dante Alighieri e che ha visto relatori grandi nomi del mondo accademico italiano come Walter Pedullà, Giovanni Antonucci e Gianfranco Bartalotta.
L’evento è stato riportato – oltre che dalle più importanti testate giornalistiche calabresi, incluso il magazine del Consiglio regionale della Calabria, “Calabriaonweb” – anche dal Corriere della Sera, dall’ANSA e dall’AISE, l’agenzia internazionale stampa estero.
Tra le case editrici con cui ha pubblicato si possono annoverare: Aracne e Lucarini-Pagine di Roma; Città del Sole e Falzea Artemis di Reggio Calabria; ultima nel tempo la vibonese QualeCultura, che negli anni ’60, ha dato vita a “Quaderni calabresi”, celebre rivista con cui ha collaborato il gotha della cultura meridionale (e non solo), da Lombardi Satriani a Meligrana, Zitara, Gambino, Colajanni, Rohlfs.

Ha fatto parte del Comitato di redazione della rivista milanese “Malvagia” assieme allo scrittore Carlo Cassola. Si è occupata di letteratura, psicanalisi, teatro, storia, arte e antropologia, ricevendo numerose recensioni, nonché la Targa “Gelsomino d’argento per la saggistica” per un suo saggio su Joan Mirò pubblicato nell’81 da “Nuove Prospettive culturali”.

Docente ordinaria di Filosofia e Storia nei Licei, per diversi anni ha insegnato in corsi speciali delle Università pubbliche di Catanzaro, Reggio Calabria e Messina. Attualmente è docente al Liceo Classico dell’Istituto Superiore di Melito Porto Salvo.
Già impegnata sul versante delle pari opportunità anche a livello europeo, ha relazionato in importanti consessi internazionali tra cui il primo Forum europeo delle pari opportunità, nel 2004; nel 2006, al convegno “L’Europa, un’occasione da non perdere” insieme a Massimo Gaudina, dell’Ufficio di Rappresentanza italiana della Commissione europea, e ancora, su incarico di REVES – Bruxelles, ha moderato i lavori della tavola rotonda “Local governance and gender communication .
Come docente, ha scritto saggi di didattica, pubblicati da Falzea dopo il vaglio di un autorevole Comitato scientifico composto da Franco Frabboni e Mauro Di Bilio. Nel 2002 ha vinto un concorso pubblico per componente del team di lavoro del Direttore generale dell’ USRC per i compiti connessi all’attuazione dell’Autonomia scolastica, ma poi ha preferito non abbandonare la docenza.
Altra sua grande passione il giornalismo: giornalista pubblicista, scrive da … sempre. Ha intervistato personaggi celebri del mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo, da Giorgio Albertazzi, Saverio Strati, Walter Pedullà, Krzyzstof Zanussi, Viviana Piccolo, Salvatore Settis, Lee Koenitz, Enrico Rava, Mario La Cava, Enzo Misefari, a Laura Balbo.
Docente ordinaria di Filosofia e Storia nei Licei, per diversi anni ha insegnato in corsi speciali delle Università pubbliche di Catanzaro, Reggio Calabria e Messina.
Già impegnata sul versante delle pari opportunità anche a livello europeo, ha relazionato in importanti consessi internazionali tra cui il primo Forum europeo delle pari opportunità, nel 2004; nel 2006, al convegno “L’Europa, un’occasione da non perdere” insieme a Massimo Gaudina, dell’Ufficio di Rappresentanza italiana della Commissione europea, e ancora, su incarico di REVES – Bruxelles, ha moderato i lavori della tavola rotonda “Local governance and gender communication .
Come docente, ha scritto saggi di didattica, pubblicati da Falzea dopo il vaglio di un autorevole Comitato scientifico composto da Franco Frabboni e Mauro Di Bilio. Nel 2002 ha vinto un concorso pubblico per componente del team di lavoro del Direttore generale dell’ USRC per i compiti connessi all’attuazione dell’Autonomia scolastica, ma poi ha preferito non abbandonare la docenza.
Altra sua grande passione il giornalismo: giornalista pubblicista, scrive da … sempre. Ha intervistato personaggi celebri del mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo, da Giorgio Albertazzi, Saverio Strati, Walter Pedullà, Krzyzstof Zanussi, Viviana Piccolo, Salvatore Settis, Lee Koenitz, Enrico Rava, Mario La Cava, Enzo Misefari, a Laura Balbo.

Ha pubblicato, e continua a pubblicare su numerosi quotidiani e periodici calabresi e nazionali, tra cui “Il Paese delle donne”, già inserto di Paese Sera.