Lo abbiamo detto per Colonia e lo ripetiamo a ogni stupro.

Sugli orrendi stupri di Rimini assistiamosui media ad un dibattito in cui alcune espressioni e linguaggi sono caratterizzati da crescente odio e barbarie e che esulano dal fatto in sé. Infatti non vediamo lo stesso tipo di indignazione quando si tratta di stupratori bianchi.

Gli stessi “commentatori” cosa dicono di fronte ai dati del Viminale o ai dati Istat che stanno circolando e che confermano dati agghiaccianti di violenze e stupri nel paese che conosciamo e su cui lottiamo da tempo?

Il Ministero degli interni parla di 2300 stupri da gennaio ad oggi e in cima alla graduatoria gli autori sono gli italiani.

Quel numero sarebbe molto più alto se le donne denunciassero sempre, ma non succede soprattutto per la violenza familiare che patiscono italiane e straniere. È stato reso noto che le denunce al contrario diminuiscono. Mancanza di fiducia negli aiuti istituzionali, eccessiva lungaggine di eventuali processi, il timore di una ulteriore violenza mediatica? Vittimizzazione secondaria e solitudine? Costi enormi personali ed economici? Altro? Una situazione che conosciamo bene da quando abbiamo cominciato da decenni a seguire i processi, ad accompagnare e sostenere donne, giovani ragazze, loro e i le loro genitori, in caso di stupro, di stalking, di femminicidio o di tentato femminicidio.

Ma allora viviamo in un perpetuo presente come dimostrerebbero i dati del 2006 dell’Istat che tutti i giornali riportano?

Sappiamo cosa sarebbe necessario fare come abbiamo scritto nella Convenzione No More e se si attuasse integralmente la Convenzione di Istanbul votata all’unanimità dal Parlamento Italiano solo pochi anni fa. Ma si suscita più emozione speculando sulle tragedie che affrontando i problemi ogni giorno e verificando l’efficacia delle politiche in atto e quale cultura è sottesa e funzionale alla violenza contro le donne.

Non vorremmo che sfumata l’onda di rabbia e indignazione che in questi giorni catalizza l’attenzione nel paese e la ricerca di nuovi scoop sui media, fra un anno ci trovi ancora qui a fare gli stessi commenti e a parlare di tragedie simili.

Ribadiamo che ciò che abbiamo sempre detto sulla violenza lo diciamo anche oggi. La violenza sessuale o fisica o di altra natura, indipendentemente da chi la pratichi, è da noi combattuta e condannata sempre senza alcuna attenuante. Non possiamo dirlo per tutti coloro che in questi giorni si stanno esercitando sui fatti di Rimini.

Lo stupro di Rimini, che ha visto una giovane polacca e il suo ragazzo prima e una trans poi, vittime di carnefici africani, ha messo in atto un’azione criminosa insopportabile che ferisce anche noi. Come anche quando sono stupratori gli italiani!

Convivenza con altre culture di fronte a tali atti significano non tacere e nemmeno considerarle doppiamente gravi se l’aggressore non è italiano. I crimini sono tali indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza degli stupratori e violano in modo insopportabile chi colpiscono. Ma è criminoso e parte della stessa cultura della violenza maschile, fuori da un contesto umano, auspicare che tali orrori vengano commessi sul corpo di un’avversaria politica come Laura Boldrini o di altre donne come quelle del PD cui va la nostra solidarietà.

Ci auguriamo che come i colpevoli di Rimini, tutti gli altri stupri di questi giorni, da Milano al Salento, siano presto identificati perché il fatto venga giudicato e condannato con durezza e senza minimizzazioni come spesso vediamo accadere in Italia per gli uomini e i ragazzi violenti i cui stupri qualche sindaco ha definito “bambinate”.

Alle vittime di Rimini e di altre città esprimiamo la nostra profonda solidarietà.