Il 22 aprile compirà 102 anni Rita Levi Montalcini. Una donna straordinaria una vita spesa all’insegna della scienza. Come ha Ella stesso ricordato – in occasione del suo centenario – «Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente». Semplicemente stupenda nelle sue affermazioni. Una capacità di sintesi straordinaria. «Il corpo non importa, ciò che conta è la mente»: tanto vero da suonare cacofonico nel contesto-paese Italia!

Nulla è da dare per scontato nella sua vita, infatti, nonostante fosse stata allevata in un ambiente colto e aperto alla ricerca scientifica ricevette una rigida educazione di «tipo vittoriano», il padre era convinto che una carriera professionale avrebbe interferito con i suoi doveri – e quelli delle sue sorelle – di futura moglie e madre, per cui frequentò il cosiddetto “liceo femminile”. Eppure riuscì ad iscriversi a medicina, a conseguire il titolo e a portare aventi le sue ricerche nonostante le leggi razziali. E con un cognome come “Levi” la sua origine ebraica non poteva passare, di certo, inosservata!

Una vita intensa, 102 anni spesi davvero bene. Curiosità, desiderio di conoscenza, ma anche abnegazione, e tanta voglia di essere utile. Affrontare la vita con totale disinteresse per la propria persona, e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda: compendio di una vita – la sua vita – in poche parole.

{{Una vita tuttora intensamente laboriosa}}. Ad oggi, collabora ancora con l’Istituto Europeo di Ricerca sul Cervello (Fondazione EBRI, European Brain Research Institute), da lei fondato nel 2001 e presso il quale prosegue la sua attività di ricerca, affiancata da un costante impegno in campo sociale e politico e sostanziata dalla profonda riflessione etica che ne ha animato l’intero percorso di vita.

Emancipatrice, laica, atea, nella prima metà degli anni Settanta ha sostenuto l’attività del Movimento di Liberazione Femminile per la regolamentazione dell’aborto. Nel 1998 ha cofondato la sezione italiana di Green Cross International e nello stesso anno si è schierata a favore della fine del proibizionismo, aderendo all’appello rivolto al Segretario Generale dell’Onu con il quale si auspicava la liberalizzazione della droga ai fini di sottrarre i giovani al mercato illegale. Anche se su questo tema, con gli anni, la sua posizione si è in parte attenuata considerando il consumo di droghe leggere come un qualcosa che può favorire l’accesso a droghe più forti.

Attualmente è il più anziano senatore, o meglio senatrice, a vita in carica, nonché della storia della Repubblica Italiana. Ed è stata il/la primo/a Premio Nobel a varcare la soglia del “secolo di vita”.
Una vita condivisa a pieno con la scienza, e con l’umanità che dalle sue ricerche ha tratto giovamento. Le sue ricerche sul {Nerve growth factor } (NGF), fattore di crescita dei nervi, hanno stravolto la ricerca neurobiologica. E se oggi abbiamo qualche strumento in più per comprende i meccanismi di crescita cellulare ed organica che sono alla base di malattia degenerative quali l’Alzheimer e il Parkinson, molto lo si deve a queste ricerche.

La sua vita la si può riassumere con parole, tratte dal suo La clessidra della vita: «Malgrado l’età io non vivo nel passato, ma nel futuro!»
Buon compleanno professoressa e tante candeline ancora l’attendono!

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